GADDAFFI go home...

Publié le par maximilian capa

GADDAFFI: il buio oltre la siepe

La famiglia GADDAFFI invade la FRANCIA!

 

LA FAMILLE GADDAFFI ENVAHIT LA FRANCE!!!
Les racketts tribales déchaînés!
Déjà UN MORT, déjà...
Ils "voulaient" -à leurs dires- visiter le Parc Floral Brassens
pour y fêter pieusement LES CERISIERS EN FLEURS, comme
qu'ils font les braves japs... MAIS c'était un réglement de comptes
entre CLANS & TRIBUS de racketteurs du "monde" infecte du
SPECTACLE (PESTACLE...). Ils ont tiré comme des fous sur tout
ce qui bougeait: résultat des courses (y a pas de photo...): UN MORT,
et 333 blessés (dont 33 en un très mauvais état, plus morts que
vivants!), TOUS étrangers au monde du crime télé, que des simples
promeneurs e familles en sortie du printemps! La BAC aurait
interpellé et/ou arrêté plusieurs gangmen y girlsgang et quelques
fans du PSG de ces 3 bandes infectes de banlieue:
1) AMERLOQUE BAND: Joohnnnnyyyyiiii Hallyday (Giani Vacanze SMET), Laeticiä Hallyday Smet, David Hallyday, Laura Smet Hallyday, Susanna Ben Laden Hallyday, Estelle Hallyday Lefebure, (...)
2) JUIF BAND: S. Gainsbarre Jr., Jane Byrkjn Gainsbourg, Bambou Gainsbourough, Dada Gainsbourg, Tata Gainsberg, Charlotte Gainsbouroug, (...)
3) BOEUFcarottesPORC BAND: Gerard Dipardiü, Hippolyte Dipardiou, Nadine Dipardiü, (...)

[A SUIVRE]

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bamboladiguerra7

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POST:

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FAVOLE GROTTESCHE,

Libro Primo.

maximilian capa
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La Cappuccetto Rosso scomparsa

ed altre
FAVOLE GROTTESCHE

¤¤¤ vedi pure SOMMARIO:  
sommario favole libro primo

¤¤¤ vedi - pure- SOMMARIO libro secondo: sommario favole 2
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18

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Bambola di 
guerra.

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bamboladiguerra7
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(...SEGUE....)
 

 

Dall'IMPASSE non si sfugge, se ben leggete la cronaca nera.
Era questo l'intento della fanciullotta Gelsomina, di spingere prima o poi
il farfallo in qualche vicolo cieco, come la natura campestre li' in giro ne
aveva ben pochi e quasi per niente. Ma, colla pazienza cocciuta si arriva
a tutto, pure a cavar l'acqua d'in mezzo al deserto.
Pazienza, pazienza. E perseveranza...

E,questo inseguimento implacabile duro' proprio un bel pezzo, colle pause
inevitabili -ché la natura umana non è infrangibile- durante le quali il
farfallone "paziente" attendeva, fuori portata di mano e di insaccature nel
retino, che la piccina si rimettesse in forze (e coraggio). Per riprendere il
gioco. La corsa sul culo del fuggitivo tutt'allegro era diventata una specie di
Via Crucis, una salita al Calvario -in 12 (dodici) Stazioni come è ben
spiegato dai pittori medeviali della Pre-Rinascenza, nei loro fumetti.
Durante una di queste, la piccola si sfece le treccine per aerarsi il capo ed
il crine e si rifece pure l'allacciature degli stivaletti in pelle scamosciata,
che si erano allentate e quasi sciolte in tutto questo continuo movimento.
Il farfalla la guardava con tenerezza e disprezzo, divertito ed offeso, stando
cautamente fuori tiro, oltre un fosso mica troppo largo dai bordi fitti d'erbe
rigogliose varie e denso, nelle sue acque non ancora inquinate, di alghe
ed altre vegetaglie consimili.
Aveva posto il suo culo delicatamente sopra un macigno muschioso,
probabilmente venuto dal cielo in altri tempi, poiché li' in giro non
c'erano rocce ma solo un po' di ghiaia, scesa man mano dalle Alpi assai
lontane, se pur le si vedeva là sopra, nei bei giorni di cielo terso.
"O perché vorresti prendermi, o bimbotta, o grulla?" insinuo' lo Spirandus
colla sua bella voce dall'accento armeno, sovrastando facilmente il
brusio imperante di milioni di insetti e piccole coccodrilline ed uccellini
là nei dintorni.
"Perché sei bello e faresti bella figura insieme alla mia bambola Viriolta
Spiriolta! Ed è anche perché hai da esser MIO! Ti voglio!" strillo' la
Gelsomina stringendo il pugno con forza, come fanno le tenniste quando
l'han messo in culo all'altra, uno a zero e palla al centro...

"Ma io son libero! Libero come l'aria che mi porta. Volo, e tu NO! E vorresti
piazzarmi dentro una damigiana...che scorrettezza!" gorgoglio' il farfallo.
"E' lungo da spiegare. E poi: non capiresti..." oso' dire la fanciullina,
meditando sul non detto, sul fondo della cosa. Ma non seriamente. Ché
ogni cosa ha il suo tempo. Lanciata sulla caccia, lei sgancio' in disparte le
filosofie ed ogni analisi semio-terminologica-interiore  come se fossero
arbe marce che rovinano il buon fineo: era il momento dell'arte pratica...
Giusto allora, un gruppetto composito di vespe, api e mosconi e calabroni
neri d'una vicina cooperativa comunitaria mielosa contadina, in giro a
depredare polline ed altre sostanze particolari, piombo' senza guanti sui
mille fiorellini pinti sul vestitino della bimbetta, ben visibili, "ottimi ed
abbondanti".
Giunti a razzo a meno di due metri, gli insetti s'accorsero - da esperti-
che i fiori erano "finti" e frenarono dunque  tutti insieme coi quattro
ferri a disco delle quattro rotelle loro. E questo produsse uno stridore
allucinante in coro, che fece venire la pelle d'oca a tutti i residenti
latitanti nei dintorni.
La Gelsomina si turo' le orecchie, troppo tardi.
Lo Spirandus, lui, rideva da matti, che adorava gli ultrasuoni.
E la caccia riprese, comunque, subito, attraverso campi, prati, concimaie
all'aria aperta, fossaline, ciuffi grossi di querce ultracentennarie.
C'era un bel sole, in giro. Ed una brezza leggera che forse veniva da
Trieste o magari dalla steppa russa. Dall'est.
Ed incontrarono allora, la preda intatta e la predatrice insoddisfatta,
una comitiva di gitanti nordiche, ch'erano tutte vecchie bionde dai
capelli bianchi. C'era, in testa un'anziana finnica colle scarpone di
renna tutte istoriate, montata su un cavallo gigantesco, che fece un
gesto come per dire "calma", come se avesse voluto dire qualcosa
d'importante.
La Gelsomina freno', educatamente, per prestare attenzione e del
rispetto alle anziane, il farfallone pure, che si stese tranquillo sul
ramo d'una magnolia  in fiore e si praparo' la pipetta colla sua "grappa"
MariaGiovanna. C'erano, proprio li', appunto, 33magnolie dalla bella
foglia, con tanti boccioloni biancorosa tonderelli e grassi. Ed un bel
odore che galleggiava, che pure il sentore acre dalla pipa non era
mica male, del puro afghano ben pressato, fatto da mano abile e conscia
del mestiere.
 
Tutte le vecchie donne straniere erano vestite di salopette rosa chocking, per
essere visibili da lontano, e portavano immensi sombreros messicani bianchi, ed
uno zainetto giallo sul dosso pieno di stringhe, lacci e bottoni marron bistre.
Alcune erano svedesi, altre prussiane, con cinque o sei ungheresi e tre siberiane
scappate di notte dalla Russia di Putin.
La gentildonna finnica teneva un televisorino in pugno, acceso.
"Piccina! Scappa a casa che han trovato una bomba atomica nei campi qui
vicino! C'è gran pericolo. Vieni con noi che stiamo rientrando a Mal Martino-senza-
bisaccia. I primi soccorsi sono già in viaggio!" disse la vecchia arzilla: "Lo dice la
télé." Aggiunse.
"Io non leggo mai la télé! "sbruffo' la piccola contrariata: "Mente sempre la porca, e
passa pochissimi cartoni animati..." E corse via imperterrita dietro al farfallo
ch'era prontamente scappato via, stridendo di piacere, la pipetta stretta in bocca.
Partirono senza salutare e le vecchie non seppero che pesci pigliare.
 
Il robotino incomincio' a muoversi incerto, per dirigersi verso la stazioncina giallastra
e pericolosa inquietante tale un teschio cubista. Sobbalzava leggermente
sulle dodici rotelle cingolate, capaci di portarlo su ogni terreno.
Aveva un solo braccio, articolato e forte, che teneva sospesa coll'artiglio a
chele un ordigno mostruoso, una bomba specialissima, esplosiva-implosiva, di
3 chili e 333 grammi e pochi centimetri, e qualche scarso millimetro.
Era la famosa CBZED34BUT838PUMPBOMB di cui nessuno vi ha mai parlato,
perché è un segretissimo militare.
La PUMBOMB esplode, con un frastuono spaventoso (per terrorizzare i
terroristi), ma il suo cuore pure implode, succhia l'esplosione secondaria
con una tecnica extraterrestre copiata sui Buchi Neri d'astronomia, che ti
possono ridurre un sistema solare ad una palla da tennis e pure meno.
Cose misteriosissime, Post-Einstein. E la PUMPBOMB veniva utilizzata
nella stazioncina per evitare la dispersione degli eventuali contenuti
atomici, chimici e/o biologici dentro la valigia e la sua macchina infernale.
Rinserrati subito in un sarcofago tombale definitivo. Almeno si sperava...
I tre sminatori, giganteschi dentro il loro scafandro, seguivano da lontano
-trenta/venti metri...- pronti ad intervenire in caso di bisogno.
Ma era il famoso capitano dei CC (1) che dirigeva veramente il robotino,
a quasi mezzo chilometro dalla stazione, su una specie di computer.
Il marchingegno cibernetico -dal bel nome di Priscilla Presley KBC93B-
aveva un "occhio" ed uno solo, rettangolare ed arcuato sulla sua specie di
testa, in modo che potesse vedere anche sui fianchi.
Ma era il capitano che vedeva sullo schermo suo quel che il KBC93B
afferrava come immagini, era il capitano che guidava i suoi "passi" a
rotelle, era il capitano, il famoso capitano!, che manteneva a portata di
dito, sulla sua tastiera, il pulsante rosso che avrebbe scatenato la
bomba a doppia esplosione, sentendosi simile -nel suo piccolo- a
Sarkozy e Kennedy, a madame Thatcher e Putin, a Mao Tze Tung e Kim-
IL-IUNG...
Di fianco a lui, un un fosso trincea, colle scarpe e gli stivaletti in acqua,
si trovavano il maresciallo Da Biani ed il suo brigadiere, elmetti in
testa e maschera a gas appesa al collo, pronta all'uso.


(...SEGUE....)

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